Terme di Fontecchio - Città di Castello (PG)
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Città di Castello
Umbria

Città di Castello, comune della provincia di Perugia, è il principale centro dell'alta valle del Tevere. Molteplici fattori tra i quali la struttura architettonica di spiccato carattere rinascimentale, il numero di abitanti e la densità di popolazione, oltreché la posizione geografica e la parlata dialettale la rendono senza dubbio la meno umbra delle città umbre. Il territorio regala piacevoli sorprese al visitatore, in una regione ricca di storia e di monumenti, con una cultura secolare e in un ambiente dove il rispetto della natura è accompagnato ad una vitale realtà industriale. Le numerose manifestazioni presenti in ogni periodo dell'anno offrono al turista la possibilità di arricchire la propria permanenza con momenti di arte, cultura, sport e artigianato. A dare il benvenuto in Umbria a chi proviene da Nord è l'Alta Valle del Tevere, nella parte settentrionale della regione. L'Alta Valle del Tevere si estende per circa 40 km, da Sansepolcro a Umbertide, incuneata tra Toscana, Marche e Umbria, ed è attraversata nella sua lunghezza dal fiume Tevere. Città di Castello è il centro principale del Comprensorio dell'Alta Valle del Tevere, di cui fanno parte altri sette Comuni: Citerna, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino e Umbertide. Città di Castello è inoltre anche la città ideale da dove poter partire per fare delle escursioni in alcune delle più caratteristiche località umbre come il Lago Trasimeno (km 90 circa), Gubbio (km 50), Perugia (km 60), Assisi (km 65), Spello (km 75), Foligno (km 80), Spoleto (km 105), Orvieto (km 125), Terni (km 130), Norcia (km 140) o visitare alcune città e centri della Toscana come Sansepolcro (km 15), Anghiari (km 20), Cortona (km 50), Arezzo (km 50) oppure spingersi fino nelle Marche, raggiungendo Urbino (km 75). Arrivare in Alta Valle del Tevere significa poter ammirare le preziose opere custodite nei musei del territorio, soggiornare in strutture caratteristiche, prendere parte a eventi e manifestazioni organizzati in ogni stagione, e accorgersi che qui ogni luogo è una scoperta.

ETIMOLOGIA
Anticamente chiamata Tifernum Tiberinum, distrutta dai Goti, divenuta Castrum Felicitatis e poi Civita Castelli, Città di Castello.

ORIGINI
Sin dai tempi remoti, luogo fertile e ideale per insediamenti stabili e coltivazioni, l’Alta Valle del Tevere, di cui Città di Castello è il capoluogo, ha legato le sue fortune al suo fiume. La presenza dell’uomo è nota sin dal paleolitico medio inferiore: il ritrovamento di palafitte e fondi di capanne sotto l’attuale chiesa di San Francesco ha condotto all’ipotesi di un primitivo insediamento palafitticolo nella zona, da cui prese forma la città. Dal neolitico in avanti l’insediamento nel territorio si fa sempre più sistematico e organizzato, forse più che sulla pianura, sui colli circostanti e lungo le vallate interne formate dagli affluenti del Tevere. Tra la fine dell’età del bronzo e gl’inizi di quella del ferro avvengono profondi cambiamenti e nella vallata si stanziano gli Etruschi a destra del Tevere e gli Umbri alla sinistra, anche se il fiume rappresenta, oltre che confine, anche punto d’incontro specie in funzione di difesa contro Roma.

CENNI STORICI
Sostanzialmente estranea alla penetrazione etrusca, avvenuta nei secc. IX/VIII a.C., nel territorio di Città di Castello alla destra del Tevere vi sono stati notevoli ritrovamenti, ora al Museo Archeologico di Firenze. Qui si conservano anche mirabili bronzi arcaici, di raro pregio, anche questi rinvenuti nell’area di Trestina, frazione a sud di Città di Castello. Da zona contigua proviene uno specchio etrusco di età ellenistica, ornato dalle raffigurazioni di Ercole, Afrodite e Minerva. Città italica di stirpe umbro-sabellica e sannita, della quale parla Tolomeo, Città di Castello conservò sempre una certa indipendenza dai confinanti Etruschi. Ma fin dal VII sec. a.C. la vallata era collegata con le regioni adriatiche attraverso i valichi appenninici e con l’Etruria costiera, nel più ampio contesto delle grandi direttrici di traffico da Sud-Ovest a Nord-Est che giungevano, per scopi essenzialmente commerciali, sino al centro d’Europa. Dopo il 283 a.C. Roma assorbe via via gli Umbri e Città di Castello, con il nome di Tifernum Tiberinum viene federata a Roma. L’ordinamento augusteo la include nella VI regio Umbra. Tifernum Tiberinum fu Municipio fiorente sin dalla fine del I secolo, anche in virtù della munificenza del potente patrono, Plinio il Giovane, che nelle sue epistole scrive della città e del paesaggio circostante con parole di schietta ammirazione. Tifernum estendeva il suo territorio alla sinistra del Tevere in una regione più tardi definita Massa Trabaria, sin quasi, forse alle sorgenti dello stesso Tevere, oltrechè del Savio e del Marecchia. Il nucleo romano centrale con ogni probabilità sorgeva nell’attuale area sud-ovest della città, in corrispondenza dei rioni Prato e Mattonata dove in passato fu trovato un mosaico ascrivibile al II sec.a.C. e dove in tempi recenti sono stati rinvenute porzioni consistenti di antiche mura (e forse di un anfiteatro) di epoca romana. Alcuni altri reperti sono conservati nella Sala Consiliare del Comune, mentre i sarcofagi conservati nella Pinacoteca comunale attestano che anche nel III secolo risiedevano in loco ceti sociali capaci di commissionare opere artistiche di buon livello.

I documenti attestanti la presenza di strutture riferite da un lato a grandi ville legate al sistema di produzione schiavistico e dall’altro a piccole proprietà terriere dimostra che la popolazione tifernate godette, in età imperiale, di una certa agiatezza economica, almeno negli strati sociali più elevati, dovuta a un’economia basata su agricoltura (e anche viticoltura), allevamento, raccolta di legname direttamente trasportato a Roma per via fluviale, commercio, ma anche su attività collaterali quali caccia e pesca. In seguito alla riforma di Diocleziano (285/305 d.C.) il territorio tifernate fu incluso nella provincia “Tuscia et Umbria” sotto la diretta amministrazione romana. È questo il momento della diffusione del Cristianesimo che, secondo tradizione, vede la città evangelizzata da San Crescenziano martirizzato a sud-est della città (Pieve de’ Saddi). Il primo “Episcopus Tifernas” ricordato, Eubodio, risale alla metà del V sec. ma il personaggio più importante nella storia della città di questo periodo è il vescovo Florido, all’epoca di Papa Gregorio Magno(540/604). Santo nella storia della Chiesa, Florido fece risorgere la città, di cui è patrono, dopo la distruzione operata dai Goti di Totila. La diocesi estese la sua giurisdizione su un vastissimo territorio tra la fine del VI sec. e l’inizio del VII anche sulle terre alla destra del Tevere, sino alla Massa Verona (Pieve Santo Stefano e monte Coronaro), alla Valle del Sovara (Anghiari), alla Pieve di Sant’Antimo (tra Citerna e Monterchi dove anche allora c’era una via di collegamento per Arezzo). Testimonianza altissima e rarissima di arte paleocristiana (secc.V/VI) è il cosiddetto “Tesoro di Canoscio”, con preziosa suppellettile liturgica, rinvenuto nel 1935. Quando, alla fine del VI sec., Arezzo venne occupata dai Longobardi, Città di Castello, divenuta Castrum Felicitatis, faceva parte della cosiddetta Regio Castellorum dei Bizantini cioè la zona di difesa in funzione di contrasto all’avanzata longobarda, per garantire la comunicazione tra Roma e Ravenna. Più tardi, la lenta espansione dei Longobardi riuscì a infiltrarsi al di qua della fortificazione bizantina sino al confine con la Toscana. Nei sessant’anni di dominazione longobarda Castrum Felicitatis, elevata a contea da Re Liutprando, acquisisce notevole importanza. Successivamente la città, schierata con Re Desiderio contro Pipino, passò ai Franchi e per qualche tempo alla Chiesa, che fa nominare da Re Carlo il Marchese Arimberto del Monte quale Vicario della città (oltrechè di Arezzo) facendo cominciare così l’influenza dei Bourbon su Città di Castello.

Costituitasi libero Comune, dotata di proprio ordinamento, attorno al 1100 (il primo console fu Cassolo nel 1167) con vasta giurisdizione (da Cortona a Mercatello, da Borgo San Sepolcro a Urbania) Città di Castello subì il contemporaneo dominio di Chiesa e Impero. Recuperata la propria autonomia, la città acquisisce una tale influenza politica da divenire punto strategico di importanza determinante tra Perugia ed Arezzo. Ora filo-guelfa, ora filoghibellina, subì alternativamente la sovranità dei due grandi poteri, con brevi intervalli di libertà. Dopo la lunga sovranità di Federico II, la città si lega a Firenze e torna definitivamente allo Stato Ecclesiastico, pur con ulteriori momenti di sopravvento ghibellino, con alcune terre altotiberine ancora in mano longobarda e con ulteriore ampliamento della diocesi. Dal 1257 al 1283 la città (denominata sin dal 1230 definitivamente Civitas Castelli) inizia l’espansione edilizia accrescendo da quattro a dieci il numero delle Porte (Capitananze) corrispondenti alle rispettive divisioni del territorio. Per i primi decenni del XIII secolo ci costituisce una fase consolare-potestarile. Lo Statuto comunale del 1261 è volto a conferire ampi poteri al Capitano del Popolo (eletto dal Consiglio Generale) a scapito di quello del podestà. Liberati i servi della gleba nel 1270, tre anni dopo la città si dà un nuovo statuto con nuovi organismi di governo.
Nel 1323/1325 la città cade sotto la signoria dei Tarlati di Pietramala, ghibellini aretini, mentre la signoria dei Malatesta riminesi si estendeva sino a Borgo San Sepolcro. S’accentua in questo periodo l’ingerenza nella politica tifernate di Firenze i cui Signori sono parenti dei Malatesta e amici/tutori dei Pietramala da cui i Tifernati si liberano con l’insurrezione del 1334. La crescente potenza raggiunta porta Civitas Castelli anche ad un rilevante sviluppo economico che costituisce il presupposto per la notevole importanza che contrassegnerà la città per l’intero periodo medievale e soprattutto per tutto il Rinascimento. Con lo Statuto del 1336 la città viene affidata a otto priori, verso la metà del ‘300 compare la figura del vicario (nominato dal commissario pontificio), nel 1371 viene istituito il consiglio degli “otto di balìa”. Tra le 56 corporazioni di Arti e Mestieri (quali Coltriciai, Sartori, Calzolari e Conciatori, Tintori, Pellicciai, Guardaioli e Bambagiai, Cimatori), governate da speciali statuti, attive nel territorio, da notare in particolare la floridezza raggiunta da quella dei Lanaioli; la fioritura di botteghe per la lavorazione delle stoffe e dei panni attrae mercanti da Firenze, favorita dai buoni rapporti con la città medicea. Sin dalla fine del ‘200 la stessa famiglia Vitelli, destinata a divenire la Signoria locale si afferma come famiglia di rango che esercita la mercatura.

L’Università dei Lanari assurse a tale prestigio che il Comune gli concesse l’ospedale di San Giacomo situato nella via che ha mantenuto l’antica denominazione. Ma sono attivi, oltre ai notari e dottori in legge riuniti nel loro Collegio, anche falegnami, fabbri, vasari, scalpellini, molinari, orefici, fornaciai, barbieri, ortolani e boscaioli, cappellari, ferrari, mentre nel contado l’economia curtense viene sostituita dalla mezzadria. Alla supremazia di Brancaleone Guelfucci nel ‘300 venne posta fine con la sollevazione del 1375 appoggiata dai Fiorentini con il recupero della libertà di un comune peraltro ormai connotato da un governo degenerato in una sorta di oligarchia. Dopo ulteriori rivolgimenti interni e lotte con i potenti vicini, Città di Castello venne sottomessa da Braccio Fortebraccio (1422/1424). Dopo una serie di lotte cruente tra le maggiori famiglie tifernati per il predominio sulla città, per qualche tempo in mano ai Montefeltro, e successivamente sotto la protezione dei Fiorentini, emerse con forza il casato dei Vitelli. Con Vitellozzo prima e con Niccolò poi, i Vitelli raggiungono l’egemonia assoluta, respingendo anche ripetuti attacchi. Nel 1474 Niccolò difese la città dall’assalto pontificio nel corso dei memorabili 80 giorni d’assedio. Sconfitto ed esiliato da Papa Sisto IV ad Urbino, otto anni dopo liberò la città sotto le insegne dei Medici con l’aiuto dei Montefeltro, meritandosi l’appellativo di “Padre della Patria”. Gli successero Paolo e Vitellozzo Vitelli. I meriti della loro Signoria non furono solo politici. Quelli maggiori e più duraturi sono quelli di natura artistica. Il loro mecenatismo fece di Città di Castello un nodo strategico di varie tendenze artistiche sino a farla divenire un angolo di Toscana in terra umbra per lo stile architettonico delle dimore e dei palazzi, chiaramente ispirati al gusto fiorentino.
Nell’epoca a cavallo tra XV e XVI secolo alcuni tra i più importanti artisti della penisola si vedono commissionare opere a Città di Castello: da Raffaello a Luca Signorelli, da Vasari al Parmigianino, da Gentile da Fabriano a Rosso Fiorentino, dal Doceno al Ghirlandaio. La città diviene luogo di gradevole benessere dove vivono non solo nobili e guerrieri ma anche “infiniti letterati et valentissimi dottori”, mentre s’impone la nascente arte della stampa che viene fatta risalire al 1538 con Magister Mazzocchi.

I frequenti terremoti, le ripetute pestilenze (terribili furono già quelle del 1347 e del 1400) e le piene del Tevere (tremenda quella del 1557) costituiscono flagelli ricorrenti (anche se servono a mitigare le guerre intestine e a favorire periodi di tregua) mentre sono le Feste a contribuire fare della città un “luogo di molto piacere” e ad alimentare la fama degli abitanti quali “gente ospitale e munifica”: sono soprattutto le “Solennità Floridiane” con tornei, giostre e spettacoli, a caratterizzare quell’epoca. Dopo un breve dominio del Duca Valentino, che nel sanguinoso “convegno di Senigallia” (1502) fece assassinare anche Vitellozzo Vitelli, la città perde gradualmente la propria influenza e cade definitivamente sotto il dominio dello Stato della Chiesa, anche se per tutto il ‘500 continua ad essere governata dai Vitelli, tra i quali emerge la figura di Alessandro, uno dei più valorosi condottieri del suo tempo. Arroccata entro le sue mura nel ‘600 Città di Castello non subisce trasformazioni profonde anche se a livello urbanistico vengono potenziati gli elementi strutturali controriformistici mentre dilaga il gusto barocco. La politica pontificia penalizza sensibilmente la città che viene progressivamente chiusa agli scambi commerciali con l’esterno ed esclusa dalle principali vie di comunicazione, gravata per di più, quale terra di confine, da dazi e gabelle doganali; uno scenario contrassegnato oltretutto dalle ripetute pestilenze come quella del 1631 con conseguente carestia che miete molte vittime. Figura centrale del secolo è quella della cappuccina Suor Veronica Giuliani, autrice di un’esperienza ascetica eccezionale, stimmatizzata e acclamata Santa già in vita. Le molte confraternite in cui si riuniscono le rappresentanze artigianali di arti e mestieri, non riescono a costituire un fenomeno economicamente portante, mentre il buio culturale viene mitigato dalla fioritura di numerose Accademie, la più importante delle quali, quella degli Illuminati, edificò nel 1666 il Teatro, quarta struttura del genere sorta in Italia. Città di Castello fu la prima città umbra ad adottare, alla fine del ‘700, gli Statuti della Rivoluzione giacobina con l’ingresso delle truppe cisalpine (13 gennaio 1798) cui seguirono (1 febbraio) i Francesi. Con la proclamazione della Repubblica Romana (15 febbraio), nella piazza principale viene innalzato l’Albero della Libertà ma di quel periodo la memoria maggiore resta purtroppo la spoliazione artistica del territorio con la perdita del capolavoro di Raffaello, “Lo Sposalizio della Vergine”, consegnato al comandante della legione napoleonica occupante (29 gennaio). Un anno terribile per la città massacrata da un tremendo sisma (30 settembre), che seguiva quello terribile di nove anni prima.

Tutti i tentativi esperiti nell’800 per rientrare in possesso dell’eccezionale opera del Sanzio risultarono vani nonostante la dimostrata illegalità della depredazione, perpetrata contro il volere stesso della municipalità rivoluzionaria. La rivolta contadina al grido di “viva Maria”(un motto che copriva la parola d’ordine di morte ai Repubblicani, ai Giacobini, agli Ebrei) dal clero e dagli aristocratici s’impose in un paio di mesi e il 5 maggio i 150 soldati francesi vengono uccisi insieme ai componenti la municipalità repubblicana e lo stesso presidente, sen. Giulio Bufalini, ex Marchese. Ripresa in mano dai Transalpini una settimana dopo, al termine di un anno travagliato, nel giugno 1799, cancellate le istituzioni borghesi repubblicane, Città di Castello fu occupata dalle truppe austro-aretine che ristabilirono il potere pontificio, restaurando l’ancien régime. Nella prima metà dell’‘800 Città di Castello ebbe tre brevi parentesi di libertà: l’annessione all’Impero Napoleonico (1809-1814) che portò anche a Città di Castello, fra l’altro, all’abolizione della tassa sul macinato e all’istituzione dell’ufficio di stato civile; la costituzione, nel 1831, di un Comitato Provvisorio, sull’onda dei primi rivolgimenti risorgimentali; l’adesione alla Repubblica romana nel 1849, preceduta dai significativi eventi della formazione della Guardia Civica e dalla cacciata dei Gesuiti, che vide molti Tifernati, tra i quali Fulgenzio Fabrizi cadere in nome della libertà , contro gli Austriaci. Città di Castello si liberò dal dominio pontificio con l’ingresso delle truppe piemontesi del generale Fanti, l’11 settembre 1860, e il Plebiscito di adesione al Regno d’Italia. La seconda guerra mondiale ha effetti devastanti sulla città che subisce 11 bombardamenti nelle settimane immediatamente precedenti la liberazione da parte degli Alleati (22 luglio 1944) con la distruzione di ponti, ferrovia, acquedotto, fabbricati civili e industriali nonché i gravi danni al Torrione di Porta Santa Maria. La guerra partigiana fu condotta nel territorio dalla Brigata d’urto “San Faustino” e dalla “Pio Borri” nelle quali erano confluiti numerosi giovani, la maggior parte dei quali, si arruolò poi nei ranghi della divisione “Cremona”, continuando verso nord la guerra di Liberazione e contribuendo, tra l’altro, a liberare la città di Alfonsine. Il tenente colonnello Venanzio Gabriotti, già medaglia al valor militare nel primo conflitto mondiale nonché esponente politico regionale di primo piano e amico personale del Vescovo Carlo Liviero (personaggio di spicco della vita cittadina tra le due guerre), pagò con la vita la sua fede nella libertà e fu trucidato dai nazisti e fascisti sul greto del torrente Scatorbia il 9 maggio 1944. Una delle pagine più eroiche della Resistenza, non solo umbra.

MUSEI
Centro delle Tradizioni Popolari a Villa Cappelletti
Fondazione Palazzo Albizzini "Collezione Burri"
Museo del Capitolo del Duomo di Città di Castello
Pinacoteca Comunale di Città di Castello
Raccolta Civica di Città di Castello

DA VEDERE NEI DINTORNI
• Villa e Parco della Montesca
• Eremo di Buonriposo
• Terme di Fontecchio
• Santuario di Belvedere
• Basilica di Canoscio
• Abbadia di Badia Petroia
• Oratorio di San Crescentino

PERSONAGGI FAMOSI
Alberto Burri, pittore e scultore fra i più importanti del '900, di cui si possono ammirare in
città numerose opere
Papa Celestino II
la famiglia Vitelli
l'attrice cinematografica Monica Bellucci
Daniele Bossari, che vi abita con la compagna Filippa Lagerback e la loro figlia Stella.
Santa Veronica Giuliani (1660 - 1727)
Carlo Mercati atleta Campione del Mondo di canoa

MANIFESTAZIONI
Festival delle Nazioni (fine agosto): concerti di musica da camera vengono effettuati nelle più belle chiese e nei palazzi della città.
Fiere di San Florido (14-15-16 novembre).
Fiere di San Bartolomeo (23-24-25 agosto).
Mostra Mercato Nazionale del Libro Antico (primo fine settimana di settembre).
Mostra Nazionale del Cavallo (secondo fine settimana di settembre).
Mostra Nazionale del Mobile in Stile.
Mostra del Tartufo Bianco e Prodotti Agroalimentari (primo fine settimana di Novembre).
Giornate dell'Artigianato Storico, ultimo fine settimana di agosto: nel centro storico della città (rione Prato) vengono ricreate botteghe atigiane di antichi mestieri.
Rievocazione del Canto della Pasquella (vigilia dell'Epifania).
Ciclo di conferenze "Chiese e arte" (agosto-settembre).
Dicembre organistico (chiesa di San Francesco).
Festa della beata Margherita (4 maggio).
Festa del beato Carlo Liviero (30 maggio).
Festa di san Crescenziano (2 agosto).
Festa della beata Florida Cevoli (12 giugno).
Festa patronale di santa Veronica Giuliani (9 luglio).
Festa patronale della Madonna delle Grazie (26 agosto).
Festa della dedicazione della Basilica Cattedrale (23 agosto)
Festa di san Ventura (5 settembre).
Palio dell'Oca - Quartiere Mattonata - 1^ domenica di ottobre
Festa di san Donnino (12 ottobre).
Festa patronale dei santi Florido e Amanzio (13 novembre).

FONTE INFORMAZIONI: Comune di Città di Castello - Le foto sono state fornite dal comune di Città di Castello
DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 40.567 (M 19.356, F 21.211)
Densità per Kmq: 104,7
Superficie: 387,53 Kmq

CAP 06012
Prefisso Telefonico 075
Codice Istat 054013
Codice Catastale C745

Denominazione Abitanti castellani o tifernati
Santo Patrono San Florido
Festa Patronale 13 novembre

Il Comune di Città di Castello è:
Città Termale (Terme di Fontecchio SpA)

Il Comune di Città di Castello fa parte di:
Comunità Montana Alto Tevere Umbro
Regione Agraria n. 5 - Colline di Città di Castello
Associazione Nazionale Città del Vino

Località e Frazioni di Città di Castello
Badia di Petroia, Belvedere, Bocca Seriola, Caifirenze, Candeggio, Canoscio, Cerbara, Fabbrecce, Fraccano, Lerchi, Lugnano, Morra, Muccignano, Petrelle, Piosina, Promano, Riosecco, Ronti, San Donnino, San Leo Bastia, San Maiano, San Pietro a Monte, San Secondo, Santa Lucia, Scalocchio, Terme di Fontecchio, Trestina, Uppiano, Vallurbana

Comuni Confinanti
Apecchio (PU), Arezzo (AR), Citerna, Cortona (AR), Mercatello sul Metauro (PU), Monte Santa Maria Tiberina, Monterchi (AR), Montone, Pietralunga, San Giustino, Sansepolcro (AR), Umbertide
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ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE PATRIZI BALDELLI CAVALLOTTI - CITTA' DI CASTELLO - PG
EL.MEC. - San Giustino (PG)
CO.ME.SI. ATELLANA - Umbertide (PG)
Cantine Briziarelli - Società Agricola Briziarelli srl - Bevagna - PG