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Storia dell'Umbria
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Preistoria
Già per il Neolitico si sono riscontrate tracce di
insediamenti umani di un certo rilievo, molti degli oggetti
relativi a tali testimonianze sono conservati presso il Museo
archeologico di Perugia.
Storia
antica
Nel
II millennio a.C. si era già stabilita nella zona compresa
tra le coste dell'Adriatico fino a Ravenna ed il Tevere una
popolazione indoeuropea i cui appartenenti verranno successivamente
definiti Umbri (insediatisi in un territorio, che, prima dell'arrivo
degli Etruschi, si estendeva ad occidente fino al mar Tirreno).
Gli Umbri erano affini (o forse essi stessi erano i progenitori[1])
ai Sabini ed ai Piceni e diedero vita a molte città
dell'Umbria odierna, tra cui quelle che oggi chiamiamo Amelia
(Ameria), Assisi (Asisium), Bettona (Vettona), Città
di Castello (Tifernum), Foligno (Fulkinion, o Fulginium),
Gualdo Tadino (Tadinum) , Gubbio (Ikuvium), Narni (Narnia
Nahars), Nocera Umbra (Nuceria), Otricoli (Ocriculum), Perugia,
Spoleto (Spoletium), Terni (Interamna Nahars), Todi (Tular).
Con
l'incremento della potenza militare dei popoli confinanti
(i Sabini a sud, i Piceni a est, gli Etruschi ad ovest ed
i Galli Senoni a nordest), i confini del vasto territorio
umbro iniziarono forzosamente a restringersi. Tutta la parte
occidentale dell'antica Umbria (l'attuale Toscana), fu la
prima ad essere persa, venendo ceduta agli Etruschi, come
testimoniano le molte necropoli.
I
documenti tramandati dallo storico Strabone (vissuto in età
augustea) e le Tavole eugubine (redatte tra il III e il I
secolo a.C.), rinvenute a Gubbio e conservate qui conservate
al "Palazzo dei Consoli", descrivono un popolo progredito
ed organizzato in città-stato federate tra loro.
Gli Etruschi
Gli Etruschi furono presenti in varie parti dell'attuale Umbria,
alla destra del Tevere (territorio chiamato Etruria Tiberina)
e sono numerose le testimonianze dei loro insediamenti. A
Perugia (anticamente Perusia) è visibile ancora oggi
la cerchia muraria costruita tra il IV ed il II secolo a.C.,
e sono presenti diverse tombe ipogee: dei Volumni, di San
Manno e dei Cutu. Ad Orvieto, l'antica Volsinii etrusca, sono
venuti alla luce numerosi reperti provenienti dalle necropoli
(conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Orvieto).
Nei pressi di Orvieto, in un luogo ancora non identificato
chiamato Fanum Voltumnae, si svolgevano annualmente i giochi
confederati etruschi. Per secoli Umbri ed Etruschi si combatterono
duramente per il dominio della regione, fino a quando, nel
299 a.C. le legioni romane iniziarono l'invasione del territorio
umbro.
Spoleto,
il Teatro Romano I Romani
Le
rivalità tra Umbri ed Etruschi contribuì a favorire
la politica espansionistica di Roma, che, dopo aver occupato
Narnia nel 299 a.C. si impossessò dell'intera regione
a seguito della vittoriosa battaglia di Sentino (295 a.C.).
Nello scontro la città latina si impose su una coalizione
di Sanniti, Umbri, Galli ed Etruschi. Gli Umbri divennero
da allora fedeli alleati dei Romani, richiesti come soldati
scelti e, secondo la tradizione, vero e proprio nerbo di molte
legioni romane.
Furono
istituite colonie romane a Senigallia (Sena Gallica, 283 a.C.),
Rimini (Ariminum, 268 a.C.), Spoleto (Spoletium 241 a.C.)
e furono realizzate importanti opere pubbliche come la via
Flaminia (220 a.C.) tra Roma e Rimini. Durante la seconda
guerra punica e l'invasione di Annibale vennero combattute
in territorio umbro la battaglia del Lago Trasimeno (217 a.C.),
presso l'attuale Tuoro sul Trasimeno e la battaglia di Plestia
(presso l'attuale Colfiorito, non lontano da Foligno).
Nel
90 a.C. vennero concessi agli Umbri gli stessi diritti amministrativi
e civili dei Romani, ossia lo status di cives romani. Durante
la guerra civile scoppiata fra Marco Antonio e Ottaviano,
Perugia divenne l'ultima roccaforte dei seguaci di Marco Antonio:
assediata, capitolò e fu distrutta nel 40 a.C. e solo
più tardi venne ricostruita per ordine dello stesso
imperatore Augusto.
Lo
stesso imperatore Augusto, nella suddivisione amministrativa
dell'Italia, creò una regione Umbria, la Regio VI Umbria,
che però non corrispondeva all'attuale: infatti non
ne facevano parte le città poste sulla riva destra
del Tevere, come Perugia e Orvieto, integrate nell'Etruria
(VII regione), mentre vi erano inclusi territori non rientranti
nell'Umbria odierna, come le zone più settentrionali,
comprese tra Senigallia a Rimini (Ager Gallicus) e incardinate
sulla via Flaminia.
Durante
le invasioni barbariche che colpirono l'Impero romano d'Occidente
nel V secolo, l'Umbria fu teatro di sanguinosi scontri, carestie
e degrado economico; le uniche autorità che tentarono
di arginare la drammatica situazione che si era venuta a creare
furono quelle ecclesiastiche che si erano andate affermando
nel territorio fin dalla seconda metà del secolo precedente.
I barbari
Tramontato l'impero romano e deposto l'ultimo imperatore d'Occidente
nel 476 da parte dell'erulo Odoacre, il territorio subì
l'invasione barbarica degli Ostrogoti cui fece seguito la
conquista bizantina e, successivamente longobarda. Il Cristianesimo
si era nel frattempo diffuso in Umbria e la regione contava
nel V secolo 21 diocesi.
Gli
Ostrogoti di Totila, prima di essere sconfitti a Gualdo Tadino
nel 552 dalle truppe del generale bizantino Narsete, conquistarono
Assisi, distrussero Spoleto e assediarono Perugia.
Nel
571 i Longobardi, dopo aver conquistato la pianura Padana,
discesero l'Appennino e fondarono in Umbria nel 575 il ducato
di Spoleto che restò formalmente indipendente fino
al 1250. L'Umbria venne così divisa in due blocchi
ben distinti: il ducato longobardo e la lunga e stretta fascia
del cosiddetto Corridoio bizantino: Bisanzio manteneva infatti
il possesso di un percorso tra Roma e l'Esarcato di Ravenna.
Il perno del sistema difensivo era rappresentato da Perugia,
governata da un "esarca", che invano i Longobardi
cercarono di conquistare. Poiché il ducato di Spoleto
controllava la via Flaminia i collegamenti tra Ravenna e Roma
si svolsero per quasi mezzo secolo, su un percorso alternativo
più ad occidente, lungo la strada Amerina (Roma, Nepi,
Faleri, Amelia, Todi, Bettona, Perugia), che si ricongiungeva
alla Flaminia a Scheggia, al di fuori cioè del territorio
longobardo. Il "corridoio Bizantino" isolò
tuttavia la regione dalle grandi correnti dei commerci e dei
pellegrinaggi, che preferirono le vie più tranquille
del Lazio e delle Marche. Nel 774, con la sconfitta del re
longobardo Desiderio ad opera di Carlo Magno, le terre umbre
furono integrate nel regno dei Franchi e fu lo stesso Carlo
a donare i domini umbri al Papa mantenendo, però, su
di essi, un non precisato "diritto di supremazia"
che scatenerà, alla fine, la lotta tra Impero e Chiesa
per il controllo del territorio.
Perugia,
l'interno della Rocca Paolina Comuni e signorie
Con il crollo dell'impero di Carlo Magno, l'autorità
del papato si consolidò fortemente e la Chiesa annetté
città e territori umbri allo Stato pontificio, investendo
i vescovi di ampi poteri secolari. Le città iniziarono
tuttavia a reclamare maggiore autonomia e vennero creati i
primi liberi comuni, che furono spesso in lotta tra loro,
sia per motivi territoriali che politici. Ai Guelfi, sostenitori
del potere temporale della Chiesa, si opposero i Ghibellini,
fedeli all'imperatore. Perugia fu per questo motivo a lungo
in guerra contro Assisi e Foligno.
Nel
XIV secolo, come in altre regioni, l'Umbria fu caratterizzata
dal nascere di signorie locali, come quelle dei Monaldeschi
ad Orvieto, degli Atti a Todi, dei Vitelli a Città
di Castello, dei Gabrielli a Gubbio, degli Anastasi prima
e dei Trinci poi a Foligno, e dei Baglioni a Perugia. Tali
signorie si sarebbero ulteriormente sviluppate nel secolo
successivo anche se nell'ambito dello Stato Pontificio, che
era riuscito a ristabilire il suo controllo sulla regione
fin dalla fine del Trecento, grazie soprattutto all'intervento
politico-militare del cardinale Egidio Albornoz, incaricato
appunto di ricondurre all'ordine tutti i territori della Chiesa
in vista del ritorno della sede pontificia da Avignone a Roma.
Va segnalato che la maggior parte delle città umbre
riuscirono tuttavia a conservare, fino agli inizi del XVI
secolo, le proprie libertà municipali pur ribadendo
dei vincoli di vassallaggio (spesso nominale) nei confronti
della Santa Sede. Nel 1441 la parte settentrionale del territorio
umbro subisce la decurtazione di Sansepolcro, ceduta a Firenze
da papa Eugenio IV.
Il tramonto delle autonomie municipali
Dalla prima metà del Cinquecento alla fine del Settecento
l'Umbria rimase ai margini della storia italiana, con il completo
asservimento allo Stato Pontificio e la fine delle autonomie
municipali. Le città della regione furono infatti definitivamente
assorbite dallo Stato della Chiesa perdendo la propria sfera
di autonomia interna. Le lotte intestine e il fallimento di
alcune rivolte contro il potere ecclesiastico favorirono infatti
il dominio diretto del Papato sul territorio. Emblematico
a questo proposito è il caso di Perugia. Nel 1540 i
Perugini si ribellarono allo Stato Pontificio a causa di un'imposta
sul sale, ma la rivolta venne repressa duramente da papa Paolo
III, che fece radere al suolo le dimore dei Baglioni e su
di esse fece erigere, poco dopo, la Rocca Paolina. Nel 1564
a Terni i Banderari, rappresentanti della borghesia, furono
estromessi dal "Consiglio comunale" causando una
rivolta popolare contro il clero e la nobiltà, anch'essa
duramente repressa dalle truppe del cardinale Monte Valenti.
Storia contemporanea
La fine del potere della Chiesa
Con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese del 1789, anche
in Umbria si diffusero i primi moti di rivolta contro il potere
ecclesiastico. Per ben due volte la Chiesa vide spezzato il
proprio dominio sui territori umbri: tra il 1798 e 1799, quando
le truppe francesi invasero la regione annettendola alla Repubblica
Romana, e tra il 1809 e il 1814 quando divenne un dipartimento
dell'Impero napoleonico con capitale prima a Foligno e poi
a Spoleto.
Alla
caduta di Napoleone e del suo Impero (1815), la Chiesa rientrò
in possesso della regione, riuscendo a soffocare sia i moti
del 1848, sia quelli del 1859, scoppiati a Perugia. Nel settembre
1860, a seguito dell'entrata delle truppe piemontesi a Perugia
(14 settembre) e in Umbria, l'intera regione venne incorporata
nel nascente regno d'Italia. Tale riunificazione fu sancita
da un plebiscito tenuto nel novembre di quello stesso anno
(1860).
L'Umbria nel Regno d'Italia
Il territorio mantenne inizialmente la vecchia suddivisione
in sei circondari (Perugia, Orvieto, Spoleto, Foligno, Terni
e Rieti), riuniti in seguito nella provincia di Perugia. Nel
1927 venne istituita la provincia di Terni, nata dall'unione
dei vecchi circondari di Terni e Orvieto e fu creata la provincia
di Rieti che passò al Lazio.
Nei
decenni immediatamente successivi all'unificazione, vennero
costruite in regione le prime ferrovie: nel 1866 fu completata
sia la Roma-Ancona, con l'apertura delle stazioni di Terni,
Spoleto e Foligno, sia la Terontola-Perugia. Fra gli anni
settanta e ottanta dell'Ottocento si sviluppò a Terni
la Fabbrica d'Armi, tuttora attiva, e, successivamente, la
Società degli Altiforni, Fonderie e Acciaierie, che
prima della fine del secolo diverrà una delle massime
imprese siderurgiche italiane. Nel 1889 fu fondata la Banca
di Perugia, primo grande istituto di credito umbro.
Agli
inizi del Novecento l'Umbria aveva una popolazione (residente)
di 675.352 abitanti su una superficie di 9.709 km² (compreso
il circondario di Rieti, che all'epoca faceva ancora parte
della regione). La notevole pressione demografica e la povertà
diffusa furono all'origine del fenomeno migratorio che proprio
nel primo quindicennio del XX secolo raggiunse le sue punte
più alte. Preoccupante era inoltre il basso livello
di alfabetizzazione che, ancora nel 1911, coinvolgeva il 49%
circa dell'intera popolazione regionale.
La prima guerra mondiale e il fascismo
legami con il futurismo umbro
La seconda guerra mondiale
Terni in particolare fu la città umbra più duramente
colpita durante la Seconda guerra mondiale. La presenza del
suo centro industriale, soprattutto delle acciaierie, ne fece
il bersaglio di ben 108 bombardamenti aerei degli anglo-americani,
che causarono molte migliaia di vittime civili [3]. La città
è fra quelle decorate al Valor Militare per i sacrifici
delle sue popolazioni e per l'attività della lotta
partigiana.
Non
mancarono pesanti bombardamenti con numerose vittime anche
in altre città Umbre, come a Foligno o Umbertide, nonché
episodi di repressione e vere e proprie stragi ad opera dei
nazifascisti, come ad esempio le 40 vittime dell'eccidio di
Gubbio del 22 giugno 1944.
Nell'estate
del 1944 l'avanzata degli alleati anglo-americani lungo la
penisola italiana raggiunse finalmente l'Umbria. Le truppe
della V Armata americana, che risalivano la parte occidentale
della regione, e quella della VIII Armata britannica, che
avanzavano nella parte orientale, fra giugno e luglio di quell'anno
riuscirono ad occupare e liberare l'intera Umbria.
Queste
in dettaglio le date della liberazione dei centri umbri:
10
giugno: Norcia,
13 giugno: Narni e Terni,
14 giugno: Orvieto,
15 giugno: Spoleto,
16 giugno: Foligno,
17 giugno: Assisi e Gualdo Tadino,
20 giugno: Perugia
30 giugno: Castiglione del Lago,
22 luglio: Umbertide e Città di Castello,
25 luglio: Gubbio.
In alcuni casi, come a Terni e a Foligno, furono i partigiani
ad entrare per primi in città, precedendo di poche ore
l'arrivo delle truppe alleate. |